Tra le vittime, vorrei poter dire che ci furono solo gli
infetti o gli sbranati, non è cosi.
Nella guerra mondiale contro gli zombie a perire furono
anche altre persone incapaci di reagire, sopraffatte da uno stato d’animo
perso.
Molti quelli che si immedesimarono talmente tanto nell’infezione
che li vedevi camminare come fossero infetti e così non era, si muovevano come
loro e provavano ad emettere i loro stessi suoni quando si trovavano a contatto
con i “sani”.
Ovviamente questi venivano uccisi sia dai sani che dagli
infetti, i sani conoscevano la loro natura il più delle volte (non sempre) ma
sapevano che comunque erano molto pericolosi, si avventavano sui non infetti
come fossero dei mostri e cercavano di morderli, anche se questo non
trasmetteva l’infezione, non era gradevole essere morsi da qualcuno, mentre gli
zombie veri, non ci cadevano e non ci cadono, hanno un qualcosa che gli fa
avvertire il sangue non infetto, forse l’odore.
Poi ci furono quelli che morirono per mancanza di cure, per
mancanza di medici e quelli che si lasciarono semplicemente morire di inedia.
Una mattina semplicemente non si svegliavano più, come
accade spesso nelle guerre, quelli che si lasciano vincere dalla paura, quando
supera la soglia del terrore e diventa qualcosa di peggio, una “non voglia di
vivere”.
Una totale mancanza di motivazione, soprattutto negli adulti
che perdevano tutti i familiari, figli e compagni compresi e non avevano più un
motivo per combattere, per vivere.
La depressione cronica fece tanti morti, non quanto l’infezione
stessa, ma comunque neanche molto meno, poi ci furono i morti per fame, per
sete, per freddo, per paura, le vittime dei branchi di cani randagi.
Quelli che si buttarono in acqua per fuggire agli zombie e
morirono annegati.
Ma naturalmente i primi a morire furono i malati, quelli
negli ospedali, anche quelli chiusi in coma sotto chiave, o nei reparti
infettivi.
Ogni centro ambulatoriale fu un nuovo focolaio dove esplose
l’epidemia, quando i morti cominciarono a risvegliarsi erano quasi tutti nei
pronto soccorso o negli obitori, così tutto l’ospedale diveniva sotto assedio.
Noi abbiamo salvato un paio di persone dentro l’ospedale San
Pietro che erano chiuse nel reparto rianimazione da un paio d’anni, si sono
svegliate dal coma, neanche loro sanno come e, terrorizzate, si stavano
lasciando morire di stenti, riuscivano a nutrirsi con le sacche per le flebo
bevendole e, dopo aver visto cosa accadeva fuori, avevano deciso di non uscire
dal reparto.
Quando le abbiamo trovate pesavano ventinove kg una e trenta
kg l’altra. Entrambe alte tra il metro e ottanta e il metro e ottantacinque.
Ora stanno bene e vivono con noi.
La percentuale di quelli che si sono salvati invece pende
incredibilmente in favore dei bambini dai dieci anni in su, questi si sono
trovati tra loro e hanno fatto banda. È da loro che il mondo ha imparato la
tecnica dell’esca per distrarre gli zombie.
Si arrampicano come scimmiette e si buttano in condotti
sotterranei strettissimi, si nutrono con pochissimo e quel pochissimo lo
prendono dove trovano, radici, scatolame non scaduto, selvaggina scampata alle orde
zombie
Insomma è come se in pochissimo tempo avessero disimparato
la playstation, le consolle, il bullismo e si siano perfettamente (o quasi)
adattati alla nuova vita.
Per il resto sono e restano bambini, non si lavano e giocano
tra loro.
Sarà molto difficile reinserirli in un contesto civile
quando tutto questo sarà finito.
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